|
|||
MONDO martedì 24 agosto 2021
Code e lotta di classe
a cura della
Redazione
altri articoli dello stesso autore Banche, uffici anagrafici, ASL, inps, poste, e molto altro. Quando sto in queste code il mio orologio mi dice che il trend all'allungamento – in metri nello spazio, in minuti ed ore nel tempo- è in aumento, anche se nello scorso anno i “numeri” raggiunti dimostravano una crescita che, fosse stata del PIL, avrebbe creato la fama di grande statista al presidente del consiglio sotto il quale fosse avvenuta.
Mentre attendo il mio turno, non computo approssimativamente solo i minuti o le ore che mancano, ma faccio altri calcoli. “Eravamo 40 persone all'apertura, con uno sportello in servizio. Calcolando 10' a operazione ci vogliono più di sei ore.Se ne avessero aperto un altro ci vorrebbero tre ore. Se un terzo, un'ora e mezza. Quegli sportelli ci sono, ma fuori servizio.” Gli impiegati anche dovrebbero esserci,ma la risposta è normalmente che sono a casa perchè malati o dove gli pare perchè in ferie. Reperirne qualcuno per affiancare quello in sevizio appare qualcosa di più complicato che arrestare un boss. “Il tempo è danaro”, mi rintocca nella mente davanti allo scempio di esso tempo che sono coatto a consumare. M'immedesimo in un artigiano, un tassista, un idraulico che, in quelle ore trascorse a far niente avrebbero potuto produrre un servizio retribuito, per portare avanti la famiglia. Poi m'immedesimo in un manager di qualunque dei settori elencati in apertura, e cerco di capire se, valendo anche per lui “il tempo è danaro”, anche lui si è fatto dei calcoli. Mi sento un po' indiscreto, ma ci provo. “Devo comprimere il costo del lavoro, quindi prima tagliare al massimo il personale, poi utilizzare al massimo il personale residuato. Le code sono un effetto collaterale che può non piacere a chi vi si trova, ma che, obiettivamente, sono innovazione, efficientamento, modernizzazione, dall'unico punto di vista che professionalmente devo assumere: far più profitti, da ripartire all'interno dell'azienda, pubblica o privata non fa differenza” .
Tutto ciò premesso, eccomi alla lotta di classe. Normalmente per essa s'intende quella della classe oppressa contro gli oppressori, che s'esprime con scioperi, manifestazioni, sabotaggi. Ma esiste, ed è anche nata per prima, la lotta della classe padronale contro i lavoratori. Gli esempi più elementari sono le bande di picchiatori o addirittura di killers usate dai grandi capitalisti USA contro operai e sindacalisti, le serrate delle aziende, le leggi dettate da loro stessi industriali ai loro lobbisti seduti nei parlamenti. Ma che c'entrano le code con questo? Vedo in esse l'effetto naturale e necessario d'una politica mirata, oramai da decenni, allo scopo che affascinava i primissimi schiavisti della rivoluzione industriale inglese, quelli che spremevano gli uomini in modo che a quarant'anni erano già al cimitero: creare disoccupazione.
Perchè la disoccupazione è la gran madre dell'abbassamento dei salari, illimitato, generante automaticamente l'aumento illimitato del profitto dell'industriale, è la base di tutto per l'imprenditore. Ai fini dell'aumento della disoccupazione, questa situazione di far lavorare sempre di più un numero sempre decrescente di quelli che hanno un posto,la mantiene alta. Limitandoci ai comparti che ho elencato in apertura, quante centinaia di migliaia di posti di lavoro si potrebbero creare assumendo impiegati “tagliacode”, lanciando sulla prima linea dello sportello a contatto col pubblico, in banca, in posta, all'anagrafe, “truppe” ausiliarie! Liberando il tempo dei poveri disgraziati che di code magari ne devono fare più d'una al giorno!Permettendo una “ripresa” realmente fondata sul lavoro! Un ultimo dettaglio: l'aspetto classista delle code s'evince dal fatto che la larghissima maggioranza dei coatti alla requisizione forzata del proprio tempo è composta di persone delle classi inferiori. I ricchi, che si sentono umiliati ed offesi se dovessero incolonnarsi, per fare un'operazione bancaria o ritirare un certificato come bisognosi davanti ad una mensa charitas, hanno i loro agganci e le loro scorciatoie per evitare una simile umiliazione. |
![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
Le collaborazioni con il Giornale sono da considerarsi del tutto gratuite e volontarie, salvo diverso accordo scritto con la Redazione. Tutti i collaboratori non hanno pertanto introiti e svolgono questo lavoro per sola passione. I materiali spediti in Redazione via email (articoli, immagini, interviste, etc) non verranno in nessun caso restituiti.
La Redazione si riserva di pubblicare o meno i contenuti ricevuti a proprio insindacabile giudizio. Per la riproduzione o la citazione di articoli, immagini e/o contenuti è gradita una richiesta specifica via email. Talvolta vengono utilizzate immagini di repertorio tratte dal web: controlliamo scrupolosamente la fonte, ma qualora doveste ravvisare la presenza di immagini di vostra proprietà qui pubblicate inviateci una email e provvederemo a rimuoverle immediatamente.