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MONDO

giovedì 19 agosto 2021





L'OPINIONE

Stato leggero e vite inutili






Un aspetto di fondo della rivoluzione dello stato hitleriano- definizione meno ingannevole di “nazionalsocialista”, perchè il secondo aggettivo serviva per mascherare il primo- era il superamento del diritto alla vita come assoluto, relativizzandolo in rapporto all'interesse superiore della potenza dello stato. In altre parole il mantenimento in vita d'una persona doveva dipendere da una decisione dello stato. Assumendo la definizione nietzschiana di “malriuscito”, e specificandola in deficiente, malato mentale o malformato fisicamente, lo stato hitleriano si autoattribuiva non solo il diritto, ma il dovere di eliminare fisicamente queste “vite inutili”. Non solo inutili, ma dannose al fine supremo della potenza, non potendo, dequalificando l'immagine della razza superiore, nè combattere, nè lavorare efficientemente.

 

Fu scendendo dalle fumosità del sogno del ritorno ad un passato di biondi eroi ed eroine, che dei ragionieri furono incaricati di calcolare il risparmio che lo stato avrebbe avuto dalla soppressione di manicomi, case di cura per persone non autosufficienti, ed altri enti assistenziali. La cifra era appetitosa per uno stato affamato di fondi per produrre più armi, pagare più ufficiali e soldati, e, nonostante qualche nota diplomatica vaticana contro questa decisione, lo sterminio partì ed arrivò, affiancato da films che diffondevano l'idea che il fine dell'operazione era quello di far finire di soffrire le persone eliminate. Gli stessi ragionieri furono mobilitati per convertire in moneta l'eliminazione degli Ebrei: in fondo la Shoah non fu che il più grande pogrom della storia, ad Hitler servivano soprattutto i soldi degli ebrei ricchi dell' Europa. Come tutti sanno questa “rivoluzione” anziché la fondazione del Reich millenario portò ad affiancare ben più di sei milioni di tedeschi morti in guerra o bombardamenti ai sei milioni di ebrei, ed altri. Una lezione di questa storia non venne ignorata, direi specialmente dal popolo italiano: quella di non copiare il modello hitleriano nella politica interna ed estera.

 

Fin fra le macerie del '46 iniziò un'opera di ricostruzione e di potenziamento di tutto ciò che garantisse il diritto alla vita di tutti, specie di quelli che oggi vengono chiamati “fragili”, “vulnerabili” e di tutte le forme assistenziali, in una gara spesso nobile fra quelle private, come quelle della chiesa, e lo stato repubblicano. In altre parole la costruzione dello stato sociale fu e continuò ad essere per decenni una priorità, che raggiunse livelli di miglioramento notevoli nel raggiungimento della gratuità dell'assistenza sanitaria, di nuovi metodi di recupero ed inclusione dei “portatori di handicap”, in consistenti e sicuri interventi comunali in emergenze di singoli. Ma questo trend rallentò, e poi s'invertì a cavallo dell'89, della “fine del comunismo”. Molto surrettiziamente vennero rimobilitati ragionieri per calcolare quanto costasse la “spesa sociale”, e quando gli interessati a ciò- i detentori di “poteri forti” ed i loro kapò governativi e parlamentari- lo seppero, cominciarono a sognare quante cose più serie, utili, moderne che “ buttar via a pioggia” i preziosi fondi statali per curare un' “utenza” troppo numerosa e pretenziosa, specie quei pensionati che, senza lavorare, dissanguavano lo stato e rubavano il futuro ai loro nipotini non decidendosi a schiattare possibilmente all'atto della maturazione della pensione. Si poteva, con quei soldi, modernizzare il paese, con ponti sullo stretto, alta velocità, ma soprattutto potenziamento militare, perchè l'Italia è pur sempre una potenza, e la potenza costa. Via “l'assistenzialismo sterile”. E così s'inventarono lo “stato leggero”, quello che ad ogni richiesta “sociale”, fosse pure il punto nascita in una città di 60000 abitanti, risponde sempre, sorridendo furbetto:”non ci sono più soldi”. S'inventarono, con l'aria di boy scouts che aiutano una vecchietta a portare la sporta della spesa, il “ticket” sanitario, per alleggerire lo stato da un onere soverchiante.

 

Si sentirono “virtuosi” in questo, convinti d'aver fatto “la cosa giusta”. Anche tagliando i contributi comunali per le famiglie in difficoltà, anche tagliando gli impiegati nei servizi anagrafici fino a creare code che durano tre ore. Loro sono virtuosi. E quando qualcuno che non ha i soldi per il ticket perchè gli hanno tagliato tutto, se ne va all'altro mondo, o quando qualche anziano invalido che non ha nipotini per fare la coda schiatta sotto il sole di mezzogiorno, sentirà sulla propria pelle e con tutta la propria anima d'esser stato trattato, in costanza di regime democratico, come una “vita inutile”.

















































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