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MONDO

martedì 17 agosto 2021





CURIOSITA'

Torniamo a bomba!






Forse avremo udito o letto molte volte l’espressione «Torniamo a bomba! », «Per venire a bomba… » e simili, intuendo che l’interlocutore o l’oratore volesse riprendere il filo di un discorso interrotto o di un argomento che gli stava a cuore, ma troppo sviato da qualche invadente digressione o da un’ ingombrante dimenticanza. Strano modo di dire, come tanti della lingua italiana, che, almeno per un istante, suscita viva curiosità!

 

Perché mai questo detto? Come sarà nata, da dove trae origine quest’espressione? Sfogliando fonti autorevoli, si scopre un riferimento costante all’antico gioco del nascondino o rimpiattino: bomba, in esso, è il punto da cui partono i giocatori e dove devono cercare di arrivare. Chissà quanti adulti lo ricordano con tenerezza e nostalgia –magari insieme al gioco dei quattro cantoni o del “1,2,3…stella!”- ma chissà quanti pochi bambini lo praticano ancora, immobilizzati da giochi tecnologici o impegnati in attività e sport che fanno trendy!..... Ma ora… ‘torniamo noi a bomba’!   Sebastiano Paoli nel suo “Modi di dire toscani: ricercati nella loro origine” (1740), spiegava 'Tornare a Bomba..Tornare al proposito nostro. La Bomba è un giuoco di Fanciulli, nel quale essi tornano spesso al luogo onde partirono: ed ha suo nome dallo strepito e dal remore, che essi fanno giocando, detto in greco βόμβος, da cui poi il nostro rimbombare .: . Presso i Latini, ed i Greci significa questa voce quel suono, che ad imitazione della lettera B mandano fuori le api… … Varchi nell’Ercolano: “e chi avea cominciato alcun ragionamento e poi entrato in un altro, non si ricordava più dì tornare a bomba e finire il primo, pagava già un grosso, il qual grosso non valeva per avventura più di cinque soldi che si pagano oggidì…”.' Definizione rafforzata dall’abate Giuseppe Manuzzi (nel “Vocabolario della lingua italiana già compilato dagli accademici della Crusca ed ora novamente corretto ed accresciuto, Firenze 1833”): 'Bomba: luogo determinato e privilegiato, nel giuoco del pome, donde altri si parte e ritorna….Ma bene atto scortese è quel romper la bomba, e da persone, ch’han poco ingegno, e manco discrezione… Ma di tornare a bomba è il fin del pome…' E precisava ancora Ottorino Pianigiani nel suo famoso “Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana” Tornare o Venire a bomba . Espressione tolta da un giuoco di lotta, già usato in Firenze, detto del Pome o Toccapomo, e che oggi vedesi in qualche modo riprodotto in quello fanciullesco detto «Birri e ladri » nel quale i ragazzi fanno a chiapparsi e danno quel nome (forse perché un tempo indicavasi con una palla) ad un posto determinato e privilegiato che è l’asilo o luogo d’immunità, ove torna e ripara, quand’ è stanco quei che rappresenta la parte di ladro.

 

Quindi Tornare a bomba vale fig. Ricondurre il ragionamento al suo primo soggetto, all'argomento d'onde è partito; Tornare a proposito; e «Stare a bomba » o « Non uscir da bomba == Stare al proposito.' E cosi’ via, fino ai più recenti Dizionari – Zingarelli, Gabrielli, Treccani, De Mauro- che definiscono la nostra locuzione secondo l’impostazione dei non meno illustri precedenti. Eppure, se a questo punto diventa difficile avanzare dubbi sulla sua etimologia copiosamente attestata nei secoli, certamente l’espressione si arricchisce di una divertente sfumatura aneddotica solo spostandoci nel cuore di una regione italiana e del periodo postrisorgimentale.

 

Bomba –questa volta con la B maiuscola- è un grazioso pittoresco paesino abruzzese in provincia di Chieti, facente parte della Comunità montana Valsangro. Ma più che per i suoi tranquilli e simpatici abitanti (quasi ottocento) o per le origini medievali del suo borgo, con tracce di insediamenti addirittura preromani nella zona, o per la probabile onomatopea del suo nome che evocherebbe gli scrosci di antiche vicine cascate, è noto oggi per l’omonimo lago artificiale creato negli anni ’60 del secolo scorso mediante lo sbarramento del fiume Sangro. Ed è altresi’ noto per aver dato i natali a Silvio Spaventa: filosofo, intellettuale liberale, patriota militante nei moti insurrezionali del 1848, condannato a morte (pena poi commutata in ergastolo) dalla reazione di Ferdinando II re di Napoli; infine uomo politico –sottosegretario al Ministero degli Interni e successivamente ministro dei Lavori Pubblici, fino al 1876, - dopo l’unificazione d’Italia cui aveva gloriosamente contribuito. Secondo testimonianze tramandate, proprio in una seduta del Parlamento Italiano in cui si discuteva della costruzione di una strada, Silvio Spaventa, mentre era intento ad illustrare le improrogabili motivazioni di alcuni lavori pubblici nel territorio di Bomba, sarebbe stato ripetutamente interrotto da alcuni colleghi con argomenti diversi e fuorvianti.

 

Ma, a tutte le interruzioni, l’oratore avrebbe riportato, tenacemente e coerentemente, il discorso al punto sospeso, esclamando ogni volta 'TORNIAMO A BOMBA!' Quale accezione lo Spaventa avesse voluto realmente attribuire alla frase, probabilmente non sapremo mai e forse neppure se proprio da quel giorno il modo di dire si sia introdotto nella nostra lingua (come qualcuno ama sostenere) o si sia comunque maggiormente diffuso e radicato. Per ora, limitiamoci ad auspicare che sempre più spesso ‘si torni a bomba’, e in più di un senso: in primis, nel riprendere e perseguire propositi e impegni dimenticati o tralasciati…., in secondo luogo dedicando una visita, sia pur breve, all’amena cittadina di Bomba!

















































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